Come vivi l’attesa delle feste?

Come vivi l’attesa delle feste?

Siamo a dicembre, mancano quindici giorni a Natale e siamo bombardati già da un po’ dalla solita immagine: pranzi di famiglia con anche i cugini di terzo grado, dove tutti sorridono e si vogliono bene. Un’immagine dall’estetica perfetta, ma che non rispecchia affatto la realtà.

 

Tutti felici (a casa degli altri)

Diciamocelo apertamente, in tanti viviamo conflitti in famiglia che nel periodo natalizio sembrano amplificarsi ancor di più e che rischiano di schiacciarci con il loro peso. Spesso diamo per scontato che a casa degli altri ci si riunisca in un clima di gioia e serenità e che le relazioni tra i famigliari siano caratterizzate da amore e vicinanza, ma se ascoltiamo con attenzione le storie degli altri scopriamo che le relazioni sono complesse e di rado sono prive di zone d’ombra. Questo stereotipo creato dalle pubblicità che poco rispecchia la realtà ha contribuito a creare in molti il bisogno di sentirsi felici e di buonumore anche quando i sentimenti che proviamo in questo periodo di festa assumono tonalità molto diverse. E se durante il resto dell’anno l’umore nero e i momenti di tristezza ci sembrano tollerabili, nel periodo natalizio questi sentimenti ci fanno sentire a disagio e inadatti.

 

Non tutte le famiglie si riuniscono felicemente e se anche la nostra non lo fa, può capitare di sentirsi arrabbiati, non all’altezza, o addirittura eccessivamente responsabili: è normale. Potrebbero perfino presentarsi o acuirsi sensazioni spiacevoli a livello fisico come mal di testa, mal di stomaco, tensioni muscolari, alterazioni del sonno, comportamenti alimentari sregolati, oppure potresti provare emozioni intense come ansia, vergogna e colpa che magari, invece di essere riconosciute e accettate in quanto segnali del nostro vissuto, cercheremo di (mal-)gestire reprimendole o negandole.

A volte può capitare di attribuire ai parenti la responsabilità della nostra insoddisfazione, ma questa lettura è benzina che alimenta scontri e incomprensioni che lasciano poco spazio alla mediazione, all’accettazione delle reciproche differenze e dei diversi punti di vista. Le relazioni non si costruiscono il giorno di Natale, ma vanno coltivate costantemente quindi è facile che relazioni buone nel corso dell’anno continuino ad essere soddisfacenti durante le feste. Al contrario quelle relazioni che non vengono alimentate, da noi per primi, dall’attenzione e dalla condivisione di emozioni ed esperienze, è difficile che soddisfino quell’idea di famiglia perfetta che mangia e chiacchiera con allegria e serenità in una calda atmosfera natalizia.

 

Il ruolo delle assenze

Il Natale è il momento in cui le mancanze si fanno sentire più forti, come un burrone che ci frana sotto i piedi e ci trascina giù. Se abbiamo ricordi ed esperienze legate a questa festa di figure assenti, distanti, ipercritiche o umilianti, o se al contrario abbiamo subito una perdita importante di cui ancora sentiamo forte la mancanza, ecco che il radunarsi nel periodo natalizio ci risulta fastidioso, insoddisfacente e a volte perfino insopportabile. Se ci basiamo sulle esperienze passate l’immagine di come avverranno gli incontri in famiglia sarà molto negativa e crediamo che quei momenti di delusione che ci hanno ferito si presenteranno nuovamente, che le persone che hanno avuto atteggiamenti negativi in passato li ripeteranno ancora una volta rischiando cosìdi non vedere i possibili aspetti positivi anche qualora si presentino.

 

Il nostro ruolo attivo

In questi momenti difficili può essere di aiuto riconoscere e fissare un obiettivo sufficientemente accettabile e da raggiungere, come ad esempio non rispondere alle provocazioni e mantenere toni pacati, abbassare le aspettative irrealistiche e definire come possiamo rendere il nostro modo di relazionarci attivo e consapevole.

Uno dei pilastri della mindfulness è coltivare la mente e lo sguardo del principiante: aperto, ancorato al momento presente, in contatto con il mondo interno ed esterno in una prospettiva di assoluta semplicità che va al di là delle solite definizioni. Possiamo a mettere in pratica la mindfulness durante le riunioni familiari e sfruttare questa occasione per liberarci dalle etichette che siamo soliti attribuire agli altri e che alla lunga ci portano a perdere quello sguardo aperto e non giudicante alla base di questa pratica. Il nostro ruolo attivo riguarda anche l’impegno a concentrare le nostre energie verso un interesse sincero nei confronti degli altri, ascoltandoli in modo interessato, invece che sprecare le nostre forze nel sottolineare mancanze e difetti. È davvero sorprendente scoprire gli effetti che può dare il coltivare le relazioni con la presenza, dando agli altri uno spazio di empatia ed attenzione autentica!

 

Se da una parte abbiamo un’idea di Natale patinata, anche alimentata dalla tv e dagli stereotipi, ognuno di noi può provare ad esercitare la libertà di scegliere di vivere il momento delle feste con consapevolezza: mettiamo da parte la nostra parte esigente e perfezionista, accogliamo quello che stiamo vivendo come un’occasione per praticare l’indulgenza e autocompassione. Quando si presentano o si acuiscono sintomi intensi e persistenti può essere utile valutare con uno specialista di intraprendere un percorso orientato ad acquisire maggiore conoscenza e accettazione della propria storia famigliare e relazionale, affrontando la crisi come opportunità.

 

Come vivi tu il periodo delle feste: sei del team “viva i pranzi in famiglia” o preferiresti svegliarti direttamente il 7 gennaio? Raccontami cosa ne pensi nei commenti.

Ti aspetto al prossimo post, dove parleremo di come le relazioni in famiglia condizionino anche le nostre scelte alimentari.

Tags:
,