Abbuffate: perché mangiamo fino a scoppiare?

Abbuffate: perché mangiamo fino a scoppiare?

A tutti noi è capitato di mangiare più di quanto fosse necessario e sufficiente a placare il senso di fame: questo comportamento è una conseguenza della nostra mancanza di attenzione verso ciò che stiamo facendo e soprattutto nei confronti dei segnali che il corpo ci invia.Per questo può capitare che ci alziamo da tavola e ci sentiamo appesantiti invece che soddisfatti.

Un problema di attenzione

Sarà capito anche a te di mangiare in modo eccessivo quando sei fuori in compagnia, no? Ridendo e scherzando con gli amici non ci concentriamo sulle nostre sensazioni fisiche, ma continuiamo a ingerire cibo e bevande senza esercitare nessun controllo, con il pilota automatico. Può succedere anche tra le mura di casa, quando invece che goderci ciò che abbiamo nel piatto, annusandone gli odori, gustandone il sapore e la consistenza, osservandone la forma e i colori, siamo totalmente immersi nei nostri pensieri: presi dal rivalutare una conversazione avvenuta poco prima al lavoro, o dal pianificare le nostre prossime attività o ancora, imbambolati davanti alla tv. Se mentre mangiamo facciamo altro, se parliamo al telefono, camminiamo o anche solo pensiamo, il sapore del cibo diminuisce fino a svanire del tutto. E cosa ci resta del nostro pasto?

Non è possibile pensare, ascoltare il telegiornale ed essere pienamente consapevoli del gusto del cibo che stiamo mangiando, tutto contemporaneamente perché la mente deve assolvere due funzioni distinte: pensare ed essere cosciente e se siamo immersi nei nostri pensieri potremmo mangiare un pasto intero senza gustarne nemmeno un boccone.

Quando la nostra mente e la nostra bocca non sono del tutto presenti mentre mangiamo, il nostro stomaco arriverà sì a riempiersi, ma la bocca e la mente resteranno insoddisfatte e ci spingeranno a mangiare ancora.

In queste occasioni spesso ci ritroviamo ad aprire il frigo o a richiedere nuovamente il menù al ristorante per ricercare qualcos’altro, probabilmente diverso da quello che abbiamo già mangiato, che plachi un’insoddisfazione ancora presente.

Siamo davvero affamati? È fame fisiologica quella che sentiamo? O si tratta di un altro tipo di “fame”?

Se ti capita di ritrovarti in questa situazione – e siamo onesti, a tutti capita! – può essere utile fermarti, sederti e provare ad individuare quali sensazioni, quali pensieri e quali emozioni stai provando in quel preciso momento.

Le abbuffate compulsive

Attenzione però: mangiare più del necessario può capitare a tutti! Non è un’esperienza soggettivamente piacevole, ma non sempre mangiare tanto significa abbuffarsi.

La definizione scientifica delle abbuffate compulsive riconosce due situazioni:

  • Se si mangia una grande quantità di cibo in un breve intervallo di tempo maggiore di quella che la maggior parte delle persone mangerebbe in circostanze simili avendo a disposizione lo stesso tempo
  • Se si perde il controllo durante l’atto di mangiare, se ad esempio senti di non poter smettere o controllare cosa o quanto stai mangiando.

Il primo passo per ridurre l’iperalimentazione è proprio diventare consapevoli di ciò che ci spinge a mangiare e in questo sono di grande aiuto gli interventi basati sulla mindfulness (Mindful Eating): lo scopo è quello di farci essere presenti durante l’atto del mangiare. Grazie all’individuazione di nove, il Mindful Eating propone esercizi che ti aiutano ad esplorare la tua esperienza in modo da vivere l’atto del mangiare in modo adeguato e soddisfacente.

 

Torneremo a parlare delle abbuffate compulsive e del rapporto con il cibo nei prossimi articoli, ma se nel frattempo hai domande su questo argomento o vorresti intraprendere un percorso con me per ridurre l’iperalimentazione, scrivimi: fisseremo un appuntamento nel mio studio.