Ansia e paura: le sai distinguere?

Ansia e paura: le sai distinguere?

L’ansia e la paura non sono le uniche emozioni che fanno scattare in noi un senso di allarme, ma fanno compagnia all’angoscia, al panico e al terrore: sono tutte molto simili tra loro e questo comporta che a volte diventi difficile riuscire a distinguere l’una dalle altre. Ciò che le accomuna sono i pensieri che le accompagnano e che riguardano la possibilità di un pericolo imminente, quindi l’emozione sarà tanto più intensa quanto più verrà valutato grande e vicino il pericolo. Tutte queste emozioni causano una reazione somatica che può essere definita di “attacco e fuga”, una reazione di allarme nella quale si attiva un incremento dell’adrenalina: questa ha la funzione di mettere l’organismo nelle condizioni migliori per combattere o fuggire, da cui il nome della reazione, e quindi opporsi al pericolo percepito.

Le emozioni però non sono tutte uguali: alcune ci tengono informati sul successo, altre sul fallimento, che stiamo vivendo o che prevediamo si verificherà nel percorso verso il raggiungimento di obiettivi che ci siamo prefissati. Le emozioni quindi attivano il nostro organismo in modo da prendere rapidamente misure per rendere più probabile il nostro successo e per ridurre di conseguenza le nostre possibilità di fallimento.

Ti presento la paura

Le emozioni come la paura e l’ansia ci segnalano questa previsione di fallimento, a differenza di altri stati, come ad esempio la tristezza che ci avverte di un fallimento già avvenuto, o la vergogna che invece segnala un fallimento relativo alla costruzione e al mantenimento di una buona immagine sociale, o ancora la colpa, che ci segnala che non abbiamo raggiunto lo scopo di essere come volevamo. Il rapporto tra i pensieri e le emozioni è difficile e non si può semplificare in una causalità lineare, ma al contrario molti dei processi di pensiero che influenzano il nostro stato emotivo non sono frutto della consapevolezza: la paura ad esempio ha origine dal pensiero che ci sia qualcosa che può minacciare un obiettivo che ci siamo prefissati, come quello della sopravvivenza, ma avviene in modo inconsapevole e automatico.

La paura per la sua natura di messaggera di pericolo, tra tutte le emozioni è quella più automatica e quella che meno necessita di una valutazione cognitiva: quando si attiva tende a prevalere su tutti gli altri sentimenti. La paura può essere considerata un’emozione rivolta al futuro perché la minaccia non si è ancora verificata, lo scopo non è ancora stato compromesso e in generale, quindi, l’evento temuto non si è ancora verificato; nel momento in cui si dovesse realizzare quella situazione, la paura lascerebbe il posto ad altre emozioni come la tristezza o la rabbia. In ogni caso, in quell’occasione la paura avrebbe esaurito il suo compito, perché non si ha paura di qualcosa che è già successo. Il suo scopo è solo preventivo, di mettere l’organismo nelle condizioni di reagire velocemente per evitare il possibile pericolo che la minaccia si realizzi. Quando proviamo un senso di paura viviamo tre fasi: la sensazione di timore, i cambiamenti fisiologici dell’organismo e il tentativo che ne consegue di fuga. Per reagire alla paura e “fuggire”, servono dei muscoli ben funzionanti e pronti a scattare e per far sì che questo accada è necessario un aumento del tono muscolare: il cuore pompa più rapidamente e accelera il ritmo respiratorio in modo tale che ai muscoli venga inviato un maggiore apporto di sangue ossigenato. Tutte le funzioni in corso sono messe in pausa, perfino la digestione, e l’attenzione viene focalizzata sul pericolo da cui difendersi.

Ti presento l’ansia

L’ansia è l’emozione che più assomiglia alla paura: come la paura si attiva quando proviamo un senso di minaccia, ma a differenza di questa, nell’ansia la minaccia è meno evidente e per questo il disagio tende ad essere più prolungato.

Inoltre, a differenza dalla paura, l’ansia è legata a eventi non del tutto immediati, l’attivazione corporea è meno intensa e per sperimentare questa emozione è necessario essere in grado di valutare conseguenze a medio e lungo termine.

L’ansia per diversi aspetti è un’emozione disadattiva perché, ad esempio, molti dei pericoli temuti che causano questo stato d’animo sono collocati nel futuro e quindi non sono modificabili, perciò il fatto di preoccuparsi in anticipo non fa sì che diminuisca la possibilità che realmente si realizzino. Inoltre chi prova un senso d’ansia sperimenta un’attivazione corporea molto impegnativa che non risulta necessaria e non si verifica così quell’azione che aiuterebbe a scaricare la tensione accumulata, ristabilendo l’equilibrio; alla reazione di tensione non segue un reale pericolo da affrontare.

Alcune persone sono più propense a provare ansia e a sperimentare questa emozione nella vita quotidiana, anche per una predisposizione genetica: questo sentimento si accompagna alla tendenza a considerare se stessi incapaci di affrontare e superare eventi pericolosi e chi soffre di ansia è portato a sovrastimare il pericolo. Questo stato porta le persone ansiose ad essere sempre all’erta, concentrandosi su tutti quei segnali che possono confermare o meno la presenza di un pericolo, trascurando tuttavia quelli rassicuranti necessari a far decadere la minaccia e generando delle distorsioni che tendono a sovrastimare e ingigantire ulteriormente il pericolo percepito. Gli evitamenti che le persone ansiose mettono in atto riducono lo stato d’ansia a breve termine, ma non permettono loro di pensarsi in grado di fronteggiare la minaccia o di rivalutare la situazione meno pericolosa di quanto avessero immaginato: in questo modo non si rendono conto che hanno sovrastimato il pericolo e continuano quindi ad essere convinti che l’ambiente che li circonda sia pericoloso.

Ma allora soffro di disturbo d’ansia?

Sentirsi in pericolo e provare ansia non significa automaticamente soffrire di un disturbo d’ansia: Ciò che trasforma l’ansia in un disturbo d’ansia è la convinzione di non essere in grado di sopportare un’attivazione emotiva intensa: il processo fisiologico che avviene quando percepiamo una minaccia nell’ambiente che ci circonda, si trasforma in una valutazione catastrofica che a sua volta diventa una minaccia ancor più grave. Di fronte a un pericolo la reazione emotiva diventa quindi essa stessa fonte di pericolo perché chi prova queste emozioni è convinto di essere inadeguato a riuscire a gestirle. Quindi non è più solo il pericolo ad essere minaccioso, ma diventa minacciosa la reazione emotiva stessa conseguente a quel pericolo.

Se ti senti spesso colto da un senso di ansia e vorresti riuscire a gestirla o se temi di soffrire di un disturbo d’ansia, parlare e confrontarti con uno psicologo può aiutarti a ritrovare il senso di benessere e mantenerlo a lungo. Scrivimi per prendere un appuntamento.

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